I camini e le stufe di nuova generazione, che rappresentano oltre il 70% della produzione delle aziende italiane, garantiscono emissioni talmente basse da avvicinarsi a quelle prodotte dalle caldaie a condensazione. In commercio possiamo trovare prodotti con rendimenti superiori dall’80% con emissioni di CO dello 0,005 al 13% di O2 e con emissioni di particolato inferiore ai 30mg/Nm3.
Oggi non parliamo più di caminetti ma di generatori di calore così come recentemente sottolineato dal Ministero delle Sviluppo Economico che, ai fini della sicurezza, annovera gl’ impianti alimentati a biomassa legnosa tra gl’ “impianti termci” di riscaldamento. La produzione italiana non ha eguali garantendo tecnologie all’avanguardia con sistemi computerizzati di controllo della combustione e durata della carica di combustibile.
Alla produzione di qualità realizzata nel rispetto delle normative tecniche EU, deve seguire un’attenta installazione a opera di fumisti specializzati e abilitati che conoscono e sanno applicare le normative tecniche di riferimento. All’installazione deve seguire un’attenta e periodica manutenzione ad opera di uno spazzacamino, verificatore e controllore dell’impianto di evacuazione fumi.
Il prodotto di qualità, l’installazione qualificata e la manutenzione specializzata dell’impianto di combustione sono le condizioni per raggiungere il migliore risultato energetico di stufe, camini, termocamini a combustibile solido in tal modo possiamo determinare:
– l’abbassamento delle emissioni inquinanti;
– il massimo rendimento energetico con la conseguente diminuzione della quantità globale di ossigeno utilizzato e degli stessi combustibili;
– l’abbassamento dei costi di gestione;
– l’aumento della sicurezza degli impianti e quindi degli utilizzatori finali.
Produttori installatori e manutentori si oppongono con forza ad alcuni errori e disattenzioni: errata costruzione degli impianti, incendi di impianti fumari dovuti alla mancanza di manutenzione programmata, errato montaggio dell’apparecchio, anche disattendendo alle indicazioni del produttore, esigua presenza sul territorio di operatori specializzati nel settore fumisteria, mancanza di controllo e manutenzione degli impianti di combustione a legno combustibile.
Legna e pellets sono annoverate tra le biomasse, sono più di 20 milioni di tonnellate di legna da ardere consumate e gli italiani in tempi di crisi riscoprono il caminetto e la stufa come un’alternativa sempre più gettonata per risparmiare sui costi del riscaldamento (risparmio tra il 20 e il 50 % rispetto ai combustibili tradizionali).
Sono circa 6.000.000 d’impianti di riscaldamento alimentati a biomassa legnosa (legna/pellets) presenti in Italia.
Scegliendo di riscaldarsi con impianti a legna e/o pellets si opera una scelta giusta per l’ambiente e per le tasche. Il vero problema è nella mancanza di una “cultura del fuoco di legna” che induce comportamenti errati sia in fase di posa che di gestione dell’impianto, oltre alla mancanza di un quadro normativo serio di riferimento per il settore. La combustione della biomassa è ecologica ed ha un basso impatto ambientale; come per tutti i biocombustibili la CO2 prodotta nella combustione è praticamente pare a quella assorbita dalla pianta dalla quale è stato ricavato il combustibile.
Ringraziamo per questo articolo il bimestrale Pelletnews numero di febbraio e le associazioni ANFUS e FUSPA rispettivamente Associazioni Fumisti Spazzacamini www.anfus.org, scuola degli operatori della fumisteria http://www.anfus.org/fuspa.htm
E’ importante osservare con attenzione le accortezze consigliateci per evitare problematiche più serie.
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